Probabilmente oggi lo definiremmo uno startupper, Fritz Hoffmann-La Roche. Perché la sua storia ha come punto nodale un’intuizione: il futuro della lotta alle malattie, dal Novecento in poi, sarebbe passato necessariamente attraverso la produzione su larga scala dei prodotti farmaceutici. E lo chiameremmo anche un lungimirante imprenditore, perché aveva appena 28 anni quando - agli sgoccioli dell’Ottocento e in piena rivoluzione industriale - fonda a Basilea, in Svizzera, la F. Hoffmann-La Roche & Co. Col senno del poi, conoscendo le nuove sfide di salute che il mondo avrebbe affrontato di lì a poco, non si può negare che ci abbia visto lungo.
È curioso che fin da subito l’avventura scientifica e imprenditoriale di Fritz Hoffmann-La Roche si intrecci con l’Italia. Correva l’anno 1897, e tutto ha inizio da un giovane commesso impiegato in una farmacia milanese, August Steffen. Metti assieme due menti intraprendenti e scatta la scintilla: Steffen convince Fritz Hoffmann-La Roche a concedergli la rappresentanza dei suoi prodotti per il nostro Paese. Viene aperta così, 125 anni fa, la prima filiale italiana Roche nel cuore di Milano, in via Stazio 4 e non lontano dalla stazione Centrale.
Ricerca scientifica, preparazioni e formulazioni innovative hanno rappresentato fin da subito la cifra distintiva di Roche. A pochi mesi dall’avvio dell’attività viene commercializzato per la prima volta uno sciroppo per la tosse al gusto di arancia. Il 1904 è la volta del primo farmaco per il cuore. Poi arrivano in successione un cicatrizzante ad azione antisettica, un medicinale per l'epilessia e le malattie nervose e un analgesico. Nel frattempo Roche espande i suoi orizzonti anche geografici con sedi anche a New York, San Pietroburgo e Londra. Prima che il Vecchio Continente diventasse teatro della Prima guerra mondiale Roche contava già oltre 700 dipendenti nella sede di Basilea e nelle filiali da Milano a Parigi, da Berlino a Vienna e Yokohama.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1915 ha avuto ripercussioni anche su Roche. A peggiorare la situazione si somma, nel 1920, la morte del fondatore Fritz Hoffmann-La Roche. Dopo alcuni anni molto duri, le ricerche del biochimico Markus Guggenheim sulle ammine biologiche riaccendono le speranze dell’azienda. Inizia, così un percorso che porterà alla commercializzazione di amminoacidi, peptidi, proteine, glucosidi cardiaci, vitamine e ormoni. E il successo di questi prodotti, frutto della ricerca interna e arrivati in una fase storica in cui la malnutrizione e le carenze alimentari erano particolarmente diffuse e impattanti dal punto di vista sociale, genererà grande autorevolezza per Roche presso la comunità scientifica.
L’autorevolezza innesca un circolo virtuoso: Tadeusz Reichstein (Nobel per la medicina nel 1950) trova nel 1933 un metodo per sintetizzare la vitamina C e lo propone a Roche. Prende il via così quel sistema di produzione di vitamine che farà di Roche un leader nella fornitura di questi prodotti.
La scoperta e la conseguente sintesi della vitamina C, arrivata in un momento storico in cui era massima la necessità di integrazione alimentare, ha fatto rinascere Roche ancora più solida negli anni della Grande Depressione. È la testimonianza, ancora una volta, di quanto l’intuizione delle persone in azienda abbia saputo cogliere i bisogni reali ed emergenti della società in termini di salute collettiva. Nel giro di pochi anni, Roche diventa un’azienda di primissimo piano nell’ingegneria chimica, padroneggiando la sintesi industriale delle vitamine A, B1, E e K1.
Ancora nel mezzo della crisi, l’azienda decide di dare alla luce il Beamten- und Arbeitern Pensionskasse Roche, un fondo pensione per gli impiegati e gli operai creato per celebrare il venticinquesimo anniversario dalla nascita. Nel frattempo, il direttore Emil Christoph Barell istituisce un fondo speciale per omaggiare i dipendenti che hanno prestato servizio fin dall’inizio.
In un periodo che a livello geopolitico è nel frattempo sempre più segnato da forti tensioni, per la prima volta viene nominata una donna dirigente: Alice Keller. La prima donna a ricoprire il ruolo di direttore esecutivo senior in Roche, si è meritata senza dubbio un posto nella storia: è riuscita, grazie alla sua personalità e al suo talento, a raggiungere una posizione lavorativa che fino ad allora (siamo nel 1929) era stata appannaggio esclusivo degli uomini.
La seconda metà del Novecento per Roche è stata un periodo di soddisfazioni e traguardi, anzitutto scientifici ma anche aziendali. Nel 1945, grazie alla produzione di vitamine e a nuovi impianti produttivi Roche si affacciava a un mercato finalmente riaperto come un’azienda leader internazionale. Ed è qui che scaturisce la scelta strategica di intensificare l’attività di ricerca per produrre nuovi farmaci che spaziano dagli antidepressivi agli antimicrobici, fino agli agenti per la chemioterapia.
Sono ancora gli anni Quaranta quando viene individuato un composto appartenente alla classe delle benzodiazepine che è in grado di sedare il paziente senza provocare sonnolenza. Nel 1962 viene introdotto il primo farmaco antitumorale, poi l’anno successivo è la volta di un nuovo sedativo e ansiolitico della famiglia delle benzodiazepine.
L’istituzione di un dipartimento per i prodotti diagnostici nel 1968 segna l'ingresso di Roche in un nuovo settore. Oltre allo sviluppo di nuovi test diagnostici e sistemi di analisi automatici, il nuovo dipartimento si pone come obiettivo la creazione di laboratori di servizio che effettuino analisi cliniche per ospedali e medici.
Ma l’apporto degli scienziati Roche alla farmacologia diventa ancora più decisivo con lo sviluppo di un amminoacido che apre la strada alla cura della malattia di Parkinson. Un farmaco che riceve, nel 1974, il Prix Galien, il primo di ben 27 premi (finora) conferiti a Roche per i suoi prodotti, considerati pietre miliari in ambito farmaceutico.
Nel 1980 la lotta al cancro subisce una svolta importante grazie all’isolamento dell’interferone alfa (puro) all’Istituto di biologia molecolare di Roche. Negli stessi anni viene lanciato il primo analizzatore di laboratorio automatizzato sviluppato da Roche. Nel 1982 viene introdotto un antibiotico appartenente alla classe delle cefalosporine, che in pochi anni diventa il prodotto più venduto da Roche in tutto il mondo.
Nel frattempo l’azienda amplia gli orizzonti. Per l’ingresso nel settore della cosmesi, alla fondazione di Pantene Corporation, all’inizio degli anni Sessanta si aggiunge l’acquisizione di Givaudan S.A., uno dei principali produttori mondiali di aromi e fragranze. Proprio da una filiale della Givaudan S.A., lo stabilimento Icmesa di Meda, è arrivato uno dei disastri che hanno segnato la storia italiana: Seveso. Era il 1976 e a causa di una reazione chimica incontrollata fuoriesce una nube tossica carica di diossine e altre sostanze pericolose. Roche e Givaudan S.A. supportano le autorità nelle indagini per valutare gli effetti dell’accaduto, ma è anche a seguito dell’accaduto che l’azienda va incontro a un processo di ristrutturazione.
La diagnostica cresce insieme alla genetica: con la codifica del genoma umano, si cercano nuove tecniche per individuare le patologie per tempo, così da curarle con metodi specifici ed efficaci. In Roche si consolida così la divisione Diagnostics. A partire dalla metà degli anni Novanta, Roche inizia a sviluppare e commercializzare anche farmaci innovativi per l’oncologia. Fra questi, un trattamento rivoluzionario contro i tumori metastatici al seno e nel 1996 vengono commercializzati vari farmaci per il trattamento dell’HIV, tra cui il primo inibitore della proteasi del virus.
Il Ventunesimo secolo, dal punto di vista strategico, per Roche inizia con due anni di anticipo. È infatti il 1998 quando, proiettandosi verso il millennio che sta per aprirsi, viene acquisita Boehringer Mannheim: con questa acquisizione Roche diventa il leader mondiale nel settore della diagnostica ed entra nel business della gestione del diabete. Cambia anche la struttura interna e l’organizzazione di Roche, sia in termini mondiali sia nella realtà territoriale italiana. Nel nostro paese, nello specifico, viene lasciata la sede aziendale storica di Milano, con il trasferimento delle attività tra Monza e Segrate, rispettivamente per le attività amministrative e per quelle produttive.
Contemporaneamente vengono dismesse due delle quattro divisioni aziendali: Fragrances and Flavours, che diventa uno spin-off, e Vitamins and Fine Chemicals, che viene venduta a DSM. Anche Roche Consumer Health viene ceduta, così il nuovo posizionamento diventa centrato sulla ricerca e sulle soluzioni diagnostiche e farmaceutiche innovative, con le divisioni Pharmaceuticals e Diagnostics che acquisiscono un ruolo strategico in ottica di medicina personalizzata.
Il decennio più recente della vita di Roche è un’accelerazione continua verso nuovi spazi di salute: nuove soluzioni per lo screening, nuovi farmaci e vanno ad ampliare l’offerta di soluzioni negli ambiti terapeutici e diagnostici.
Da una delle iper-specializzazioni di Roche ha origine nel 2015 Roche Diabetes Care, impegnata nel dare un contributo al miglioramento della gestione del diabete, tra prodotti sicuri e di elevata qualità e sistemi high tech. Attraverso sistemi di data management efficaci e di soluzioni digitali, nel diabete e non solo, si pongono le basi per portare la medicina personalizzata a un nuovo livello.
Un coraggio verso lo sviluppo di soluzioni innovative per la salute che si manifesta investendo nella ricerca scientifica e collaborando con le istituzioni, fino a portare le tre realtà italiane del Gruppo a dare vita nel 2017 a Fondazione Roche, come realtà capace di garantire indipendenza, focus e continuità di azione. La Fondazione sviluppa iniziative che riguardano il paziente e le sue necessità, indipendentemente dalle patologie specifiche, per portare alla luce risposte ai bisogni di diagnosi, cura, assistenza e attenzione, e difendendo i diritti di chi è in una condizione di fragilità e disabilità. Tra i temi cardine della contemporaneità del sistema salute ci sono il sostegno alla ricerca indipendente, tra realtà non-profit del territorio e iniziative di responsabilità sociale rivolte a pazienti e caregiver. Una visione allargata del ruolo di una grande azienda farmaceutica nell’ecosistema della salute di oggi e di domani.